
È la settimana prima del compimento del quinto mese della mia bimba, vado dalla pediatra per il bilancio e il vaccino.
Facciamo tutto e lei mi dice che la piccola è pronta per iniziare ad assaggiare alimenti diversi dal latte.
Avevo già iniziato da un po’ (da brava ansiosa) ad informarmi sull’argomento

Avevo letto tanto di svezzamento e autosvezzamento e avevo deciso di optare per la seconda alternativa.
La pediatra, però, inizia con un discorso più che condivisibile, infondo la specialista è lei e non io!
Mi informa su molti aspetti, mi dice che una bimba di 5 mesi ha bisogno di ingerire particelle piccole piccole (quindi nemmeno frullate), mi consiglia di iniziare dal “salato” ed inserire solo qualche settimana dopo la frutta e alimenti più dolci.

Vi starete chiedendo “ma in che senso?”
Lei mi ha gentilmente e pazientemente spiegato che tutto è determinante nel definire le cose importanti per la bimba, adolescente e adulta che mia figlia sarà domani.
Ambiente familiare, comportamento degli adulti di riferimento, la lista è lunga ma in essa è inclusa anche l’alimentazione.
Per me è stato scioccante l’esempio sugli alimenti dolci (ad esempio la frutta, la carota ecc… ), mi spiega che il neonato ha come riferimento la mamma che lo nutre con il latte (che sia al seno o in formula non cambia), di solito quando si inizia a dare un alimento diverso dal latte il bimbo pensa “la mamma non mi vuole bene più”, fa i capricci ma poi assaggiando un alimento dolce, ne è felice e capisce che tutto va bene.
Cosa abbiamo trasmesso? Un comportamento non proprio corretto.
Lei mi spiega che il neonato avanti ad evento triste (la mamma da qualcosa diverso dal latte) assaggia un alimento dolce (la frutta) ed è felice. In futuro la bimba, l’adolescente, l’adulta in un momento di tristezza, rabbia, stress, ansia, noia per consolarsi potrebbe rifugiarsi in alimenti dolci, che sono dannosissimi e possono causare obesità e tanti altri problemi di salute.

Mi parla poi di tante altre cose e mi fido.
Avevo letto che non bisognava dare alimenti diversi dal latte ai piccoli prima dei sei mesi ma avevo anche letto che c’erano dei requisiti da controllare.
Guardando la mia bimba, sembrava pronta!
Stava seduta da sola, aveva perso il riflesso di estrusione e ti fissava a bocca aperta mentre mangiavi.
Ho quindi iniziato come indicato dalla dottoressa, con il classico schema tradizionale e la mia piccola cresceva bene e amava mangiare.
Tutto questo fino ai sette mesi.
A sette mesi ha iniziato a rifiutare creme, pappe, passati. Ero disperata, la piccola non voleva mangiare più.
Gradiva la pastina a pranzo con i legumi ma alla sera era sempre una tragedia.
Tutto questo fino a che un giorno, mentre mio marito mangiava un bel piatto di fusilli al pesto (un pesto per niente adatto ai piccoli) lei allunga la mano, afferra un fusillo e lo mangia.
Vi lascio immaginare la nostra espressione.
Mi torna in mente che la pediatra aveva consigliato lo svezzamento tradizionale come inizio, quindi, inserito tutto avrei potuto optare per un’alimentazione a pezzetti.
Ho capito così che era arrivato il momento di spolverare i libri che avevo acquistato sull’autosvezzamento e che avrei dovuto riprendere il discorso da dove mi ero fermata.
Ho dovuto approfondire aspetti che fino a quel momento ignoravo, come calcoli tra carboidrati, proteine, quali farine sono migliori, come inserire tutti gli alimenti e cosa potesse farle davvero bene.
Non l’ho detto ma è chiaro che non avrei mai dato alla mia bimba prodotti industriali pieni di zuccheri (esempio il biscottino) o contenete sale o altri elementi che potessero solo arrecarle danni.

Ho quindi deciso di rimboccarmi le maniche, studiare, informarmi e mettermi ai fornelli.
In giro ci sono tante idee contrastanti e contraddittorie ma l’unica cosa che so è che oggi la mia piccola ha otto mesi e mangia di tutto, qui troverete tutte le ricette che le piacciono tanto e tanti spunti che possano permettervi di creare dei piatti tutti vostri e, perché no, un piano alimentare tutto vostro, ricco di nutrienti e salutare.
Sono dell’idea che non esiste un modo assolutamente giusto e uno sbagliato, esiste solo il guardare attentamente i nostri piccoli e capire di cosa hanno realmente bisogno in quel momento.
Sentiamoci liberi di rispettare i tempi e i bisogni dei nostri bambini ma diamogli la possibilità di avere un futuro in salute e privo (per quanto possibile) di comportamenti alimentari dannosi.